Il dazio elettronico
Dall'anno scorso ogni italiano che compra online negli Stati Uniti paga tasse demenziali
Internazionale 659, 14 settembre 2006
Già la parola, "dazio", suona anacronistica, medievale. Buona per modi di dire ("pagare dazio") o sciocche rivendicazioni leghiste. Fa venire in mente una scena di Non ci resta che piangere, quella di "Quanti siete? Dove andate? Un fiorino!".
E in effetti anche le modalità con cui i dazi sono applicati hanno molto in comune con quella gag cinematografica, in cui la richiesta veniva ripetuta all'infinito e la stessa tassa imposta fino allo sfinimento. Solo che là eravamo nel "milleqquattro, quasi milleccinque".
Qui invece siamo nell'era di internet e della globalizzazione e in pieno boom del commercio online. La quantità di acquisti fatti in rete è cresciuta straordinariamente, e non accenna a diminuire. A far aumentare anche in Italia la familiarità con i gestori di negozi online come Amazon ed eBay sono state soprattutto la crescente familiarità con internet, e la diminuzione delle paure sull'uso della carta di credito. Solo che...
Solo che improvvisamente un inciampo sembra far compiere un passo indietro alla diffusione degli acquisti in rete: "un fiorino". I dazi doganali. I dazi doganali sono sempre esistiti. Sono una tassa applicata sui prodotti e le merci che arrivano dall'estero a scopi commerciali. Il fondamento morale del dazio doganale è discutibile, soprattutto di questi tempi: ma la strada verso una globalizzazione vera è ancora troppo lunga per discuterla qui. Limitiamoci al concreto.
All'interno dell'Unione europea i dazi sono stati aboliti. Sono invece applicati con criteri diversi per ciò che arriva dal resto del mondo, compresi gli Stati Uniti. Gli Stati Uniti sono il paese che ospita la sezione più ricca e frequentata di Amazon e il maggior numero di inserzionisti di eBay.
Fino a un anno fa, l'Agenzia delle dogane italiana applicava i dazi sui prodotti acquistati online con una certa tolleranza, dovuta all'impossibilità pratica di controlli approfonditi su tutto quel che arrivava: alle dogane hanno problemi più gravi dell'esazione di sette euro su una T-shirt canadese. Acquistando su internet qualcosa dagli Stati Uniti, di solito lo si riceveva gravato delle sole spese di spedizione già chiarite e pagate al momento dell'acquisto.
Attenzione che qui già le cose si complicano italianamente. Su una merce proveniente da un paese che non appartiene all'Ue sono imposti i seguenti balzelli: lo "sdoganamento", ovvero una quota fissa, priva di qualsiasi fondamento morale se non il fatto che lo spedizioniere abbia dovuto farsi carico del passaggio dalla dogana; il dazio vero e proprio, calcolato in percentuale diversa a seconda del tipo di prodotto e del paese di provenienza; e l'iva, calcolata – tutto vero – sul totale: ovvero valore presunto della merce, spese di spedizione e di eventuale assicurazione e, oplà, dazio. Già, si paga l'iva sul dazio.
Dal 2005 la gestione di tutto questo è stata appaltata alle Poste. Che l'hanno affrontata con l'entusiasmo dei novizi, intensificando i controlli. Le conseguenze sono due: la prima è che adesso capita quasi sempre che all'acquirente venga richiesto tutto il soprammercato citato, spesso per merci di poco valore.
Voi comprate su eBay, da un venditore dell'Idaho, una guida dell'Idaho per due dollari, a cui aggiungete sei dollari per la spedizione: e quando il postino ve la consegna, ve ne chiede altri 5 e 50 di "sdoganamento". Ma se il postino non vi trova, come accade spesso, vi lascia un avviso che vi costringe al recupero del pacco in qualche ufficio.
La seconda conseguenza del carico di lavoro che si sono accollate le Poste, è che la qualità dell'esame delle merci ne ha risentito. Da un anno a questa parte la rete è piena di racconti di errori, richieste illegittime e odissee di recupero da parte di clienti italiani che hanno ricevuto cose dagli Stati Uniti. Iva del 20 per cento anche sui libri, dazio richiesto per dei regali, merci trattenute chissà dove e per tempi biblici.
"È la morte dell'e-commerce", commenta Diego Piacentini, numero due di Amazon, di fronte a una situazione unica: "Solo in Italia abbiamo questi problemi". I responsabili di eBay Italia incontreranno in questi giorni quelli delle Poste e dell'Agenzia delle dogane per cercare di affrontare la questione.
Il problema è a monte, come dicevamo: un sistema da "un fiorino" non può affrontare l'era del commercio mondiale.
Se ricevete da Amazon un pacco che contiene due libri, sei dvd, sette cd e un materassino gonfiabile, non è possibile che un impiegato analizzi il contenuto del pacco e applichi i diversi dazi e l'iva calcolando il totale esatto dovuto. Quindi farà di testa sua, un tanto al chilo, generando mostri. In realtà bisognerebbe semplificare e forfettizzare: in questo senso sì che il modello "un fiorino" funzionerebbe.
Il consiglio è di far allegare a ciò che si riceve informazioni chiare su cosa sia e quanto sia costato. E quelli di eBay suggeriscono di usare i corrieri – che si fanno carico dello sdoganamento e della consegna con maggiori garanzie – invece della posta. Sei anni fa chiesi a Piacentini come mai Amazon non apriva anche in Italia. Indovinate cosa rispose.