in data 20-12-2014 13:07
Nella notte del 12 dicembre migliaia di articoli venduti a un centesimo per uno sbaglio. Mentre in Germania continuano gli scioperi e a San Marino si bloccano le spedizioni
Per Amazon il Natale del 2014 è già archiviato nella lista di quelli da dimenticare. Invece di godersi la tradizionale impennata della vendite garantita dalla corsa (digitale) ai regali da mettere sotto l’albero, il colosso di Seattle deve fronteggiare il problema che ha mandato a gambe all’aria le casse di migliaia di piccole imprese, le proteste in Germania e i dissapori con San Marino. Ci si è messa anche Google con, secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal, un progetto per rilanciare la sezione di e-commerce con un pulsante di acquisto in un solo click simile a quello del rivale. Ma andiamo con ordine.
La serata delle offerte “per errore”
La serata da incubo delle piccole realtà che vendono online attraverso Amazon è stata quella di venerdì 12 dicembre. Per circa un’ora, dalle 7 alle 8, gli increduli utenti hanno trovato prodotti di qualsiasi tipo e dimensione in vendita al prezzo di un centesimo. Materassi, vestiti, giocattoli, telefonini: tutto a un penny, dato che il problema sembra aver colpito soprattutto gli esercenti britannici. L’origine è un malfunzionamento del programma Repricer Express a cui i venditori si affidano per gestire in modo automatico le inserzioni su Amazon. Un realtà esterna quindi, che consente di impostare caratteristiche fisse all’interno del quale il programma si muove per determinare le strategie di vendita migliori in tempo reale. Venerdì sera si è verificato un non meglio precisato “problema”, come ha scritto il direttore Brendan Doherty scusandosi e facendo allo stesso tempo rimbalzare la scottante palla nel campo di Amazon: “Vi incoraggiamo a contattarli per informazioni aggiornate sugli ordini inoltrati con i prezzi errati”. Benché non sia dipeso direttamente dalla sua struttura, il problema sta diventando, e a dire il vero è stato fin dall’inizio, del colosso di Jeff Bezos. “Ho perso circa 20mila sterline. Qualcuno dovrà pagare per questo”, ha dichiarato al Guardian uno dei commercianti colpiti. Una donna che realizza in casa e vende online delle bambole ha piazzato 675 pezzi nell’orario incriminato, alcuni dei quali costavano 100 sterline. E sono stati pagati un penny. “Ho telefonato ad Amazon ma la linea telefonica di supporto non era attiva. C’era un indirizzo email di emergenza, ma mi hanno solo risposto che erano a conoscenza del problema e ci stavano lavorando. Ho perso tra i 15mila e i 20mila euro, potrei fallire”, ha raccontato. Gli utenti l’hanno preso come uno scherzo: “Ho appena speso 80 penny su Amazon per acquisti del valore di 1.000 sterline. Non mi aspetto che arrivino, ma ho voluto provare”, si legge in una serie di tweet. Amazon ha comunicato di aver iniziato a bloccare domenica gli ordini in partenza dai suoi magazzini, ma alcuni venditori parlano di operazioni avviate nel giorno di lunedì. Sul gruppo Facebook in cui si stanno organizzando per fare causa, un negoziante accusa: “Sapevano di quanto stava accadendo ma non si sono fermati”. A Business Insider un portavoce del colosso ha assicurato che “la maggior parte degli ordini sono stati cancellati senza costi alcuni a carico dei rivenditori”. Il problema è che molti lamentano di non essere stati ancora contatti o ascoltati e chiedono di essere risarciti in qualche modo. C’è chi punta il dito contro RepricerExpress, che non sarebbe probabilmente in grado di far fronte a danni che per alcuni negozianti hanno toccato le 100mila sterline, e chi sta organizzando per fare causa anche a Bezos. Per ora, però, entrambe le società non hanno previsto alcun risarcimento.
Lo sciopero in Germania e la fuga da San Marino
La Germania intanto è teatro delle proteste dei dipendenti dei centri di smistamento e consegna dei prodotti. Secondo i sindacati tedeschi a incrociare le braccia da lunedì sono 2.300 dipendenti di 5 centri. La richiesta, che ha causato un braccio di ferro che dura dalla primavera del 2013, è sempre la stessa: stipendi più alti e nuovi inquadramenti professionali per addetti alla logistica che chiedono il riconoscimento del loro contributo alla vendita online. Amazon non ha intenzione di cedere e assicura che le consegne natalizie non verranno intaccate dall’iniziativa di quella che è stata definita una minoranza dei dipendenti. Il rischio, per la Germania, è che Seattle decida di gestire gli ordini dei tedeschi dalla Polonia, dove sono stati aperti tre centri logistici. Come sta dimostrando oggi Google con la chiusura del servizio di Google News in Spagna l’ipotesi non è così remota: forti del ruolo acquisito, i colossi americani stanno reagendo alla pressioni europee con la minaccia di abbandonare i mercati, con i conseguenti rischi per chi basa il suo business su di loro, siano i giornali che approfittano dell’esposizione garantita da Mountain View o i negozi che vendono grazie ad Amazon. A San Marino sta andando proprio in questo modo: Amazon ha deciso di bloccare le spedizioni dopo essersi visto sequestrare tre bancali di merce per il mancato adeguamento alle normative sammarinesi sul pagamento dell’Iva.
in data 05-01-2015 10:37
bè ma per loro è "in nero" tutto l'anno speriamo adottino presto in tutta euroropa misure pesanti come in uk....