in data 23-12-2015 12:00
Buongiorno, un consiglio dai più esperti di vendite internazionali.
Nelle inserzioni che facciamo negli Usa (ebay.com) offriamo il diritto di recesso di 14 giorni.
Un'acquirente mi ha aperto una richiesta di "return" con la motivazione "doesn't fit" dopo 1 mese dal ricevimento dell'oggetto.
Ho chiesto consiglio all'assistenza Ebay e mi ha detto una signorina che per esperienza loro conviene sempre accettare la richiesta di reso anche dopo molto tempo perchè nell'Ebay americano hanno una protezione acquirente per cui se l'oggetto non gli sta bene (in questo caso calzature) possono aprire contenzioso Ebay e prendere ragione in qualunque momento.
A me sembra assurdo.
Io capisco che se emergono difetti allora si deve rimborsare anche molto tempo dopo, ma l'argomentazione "doesn't fit" cioè "non mi calza bene" non è un difetto nè tanto meno una non conformità. Ci vuole un mese per capire se hai comprato la taglia giusta o no?
Consigli?
in data 23-12-2015 14:04
Nel rispondere a te, colgo l'occasione di fare una più ampia disquisizione originando, forse, un solito lungo messaggio per il quale a molti cado in noia od antipatia. Tuttavia mi pare informazione utile per molti, specialmente coloro che hanno un problema come il tuo.
Quando si vende all'estero il regolamento di vendita fuori dai confini nazionali di ebay italia prevede che prevalga la norma di diritto e la consegeunte gestione di una controversia, del paese di residenza di chi compra. Fatto salvo questo principio, ebay italia non è conseguentemente in grado di aiutarti o risolvere un tuo problema se non per poche informazioni generiche (quelle che ti hanno dato).
In sede europea comunitaria il concetto di garanzia o di reso delle merci acquistate è normato saldamente e praticamente in modo uguale in quasi tutti i paesi dell'unione.
Da noi vige il concetto della temporalità, per cui un oggetto muovo ha una garanzia di due anni se venduto da professionista il quale deve semplicemente funzionare adeguatamente od essere utilizzabile per il destino al quale viene adibito, in maniera ottimale. Se non inteviene un danno provocato od un cattivo utilizzo dell'acquirente, questo significa che va riparato, sostituito o rimborsato se dovesse perire od avere una cattiva risposta di corretto utilizzo, entro i due anni dati e stabiliti. In tutto questo non è compresa la naturale usura dell'utilizzo.
Esiste poi il concetto del recesso, che si esercita entro i famosi 14 giorni, e che significa che un acquirente di un oggetto nuovo da un professionista, può semplicemente renderlo entro quel periodo, senza giustificazione alcuna, purché risulti esattamente come venduto, ci si accolli le spese per il reso e si sia disposti a ricevere decurtazioni sul rimborso in caso di utilizzo errato che ne determinino la perdita di qualità.
Questo qui da noi. Dico anche "quasi" tutti i paesi sono così poiché esiste la solita eccezione del paese meno europeista di quelli dell'unione europea (la Gran Bretagna) che, fatto salvo questo principio della validità della garanzia praticamente analogo a quello degli altri paesi, ulteriormente divide gli oggetti venduti per tipologie commerciali estendendo il limite temporale a 4 ed anche 6 anni. Per loro arrivano a 4 anni gli oggetti per i quali "è logico" aspettarsi una lunga durata di utilizzo ed addirittura 6 anni per quelli oggetti per i quali non "è logica" una alterazione del bene che è destinato a rimanere tale e quale per un periodo molto lungo.
Per fare un esempio in Gran Bretagna a corretto utilizzo è logico che uno scaldabagno duri in utilizzo costante almeno 4 anni e non è logico che un quadro non rimanga tale e quale a se stesso per almeno 6 anni.
Questo per capire il nostro ambiente.
Negli USA il concetto è diverso. Non esiste una temporalità ben definita per una garanzia e non esiste una possibilità di "recesso" unilaterale ed incondizionato come il nostro.
Neglu Usa esiste il concetto di garanzia e di reso concordato. I questo secondo caso il reso si può fare, come fosse un recesso per esempio, solo se l'accordo contrattuale inziale tra le parti lo prevedesse. In quel caso vale l'accordo contrattuale tra le parti che è preminente e tale reso non ha limiti temporali se non quelli previsti dalle stesse parti contraenti.
Invece la garanzia non ha particolari termini temporali perché da loro un oggetto non è conforme se non corrisponde a quanto "promesso" in sede di offerta del venditore o non corrisponda a quanto "è logico" aspettarsi che un oggetto sia in sede di acquisto da parte dell'acquirente.
Da non dimenticare inoltre che negli USA non eiste il vincolo della professionalità in chi vende, o meglio non è come quella nostra che prevede stato dell'arte, autorizzazione, fiscalità ecc. ecc. Quindi le norme sulle garanzie valgono per chiunque venda qualche cosa ad altri.
Ecco quindi che sorge la differenza interpretativa piuttosto radficata che esiste tra europei ed americani.
Da noi le tue scarpe sono conformi se tu le vendi come nuove, e le descrivi nei loro elementi fondamentali: paio di scapre destro/sinistro, colore tot, marchio tale, tipologia tale, materiale tale, misura tale. Chi acquista consapevole e poi non trova il numero giusto può recedere senza giustificazione ma non può mai dire che si tratti di una non conformità soggetta a garanzia.
Negli USA la musica è diversa. mettiamo che tu descriva lo stesso oggetto nello stesso modo, certamente è come promesso ma non è come è logico aspettarsi, ovvero che una scarpa misura 42 uropeo per esempio, corrispondente ad un 9,5 americano, in realtà non sia esattamente corrispondentea a questo.
Chi compra logicamente lo pensava, tu non hai promesso niente di diverso od avvisato che poteva essere qualcos'altro e quindi lui ha diritto ad invocare un oggetto non conforme in quanto non corrisponde alla logica dell'aspettativa personale.
Un concetto molto più flebile, quindi, e molto più opinabile ed anche soggettivo, di quanto dica la norma europea che tende ad eliminarlo radicalmente, ma piuttosto anglo-sassone in quanto anche gli inglesi fanno prevalere il concetto della logicità e dell'aspettativa personale, piuttosto che il lato tecnico e garantista a prescindere del resto d'Europa.
Scusando il lungo esporre, quindi ti dico che il tuo caso vedrebbe come utile consiglio proprio l'accettare il reso. Capisco che per cultura e per norme noi siamo in mondi molto distanti, ma se si scatenasse una controversia gestita da ebay.com saresti la parte debolissima con pochissime armi per difenderti.
Io direi che tu puoi accettare il reso che lui dovrebbe anche pagare dal punto di vista della spedizione, e poi rimborsare. Riprendi l'oggetto se corrispondente al tuo iniziale e vendi nuovamente.
Non accettare vendite del genere all'estero in futuro perché la musica è sempre quella e cerca di piazzarlo da noi dove le norme sono molto diverse e, con buona pace di chi disprezza fondamentalmente il nostro paese ed il nostro diritto, più certe, più moderne e molto meno nebulose.
in data 23-12-2015 16:09
Non aggiungo nulla tranne un consiglio:
infomati su come far fare il reso, perchè deve esistere una procedura che al rientro della merce non preveda il pagamento delle tasse di importazione, diversamente pagherai probabilmente l'iva e forse anche il dazio (dipende dal valore) sulla merce resa.
Ciao e Auguri
in data 23-12-2015 20:55
Una procedura ci sarebbe. Nella bolla di spedizone si dovrebbe scrivere che il contenuto è proprietà del destinatario e che si tratta quindi di traferimento di beni di proprietà. A quel punto la dogana magari ispeziona, ma se rileva che il fatto è autentico non può imporre nulla.
Se invece il pacco ha viaggiato con fattura commerciale basterebbe riallegarla al pacco che viene spedito ed attestare che si tratta di reso merci da vendita non andato a buon fine. Anche in quel caso non ci dovrebbe essere imposizione. L'unico che ci rimette in tutti i casi la quota di importazione è proprio l'acquirente che, specialmente negli USA, se l'ha pagata non si vede restituire nemmeno un centesimo. E su questo tipo di merci non ci vanno nemmeno leggeri.
in data 24-12-2015 00:15
Grazie a tutti per le risposte esaurienti.
Ritengo opportuno fare delle puntualizzazioni anche perchè gli argomenti possono esere di interesse generale per altri venditori internazionali.
Misterious shadow è stato molto chiaro nello spiegare il significato che assume il reso in America. In pratica sembrerebbe che negli Stati Uniti viga una sorta di "interpretazione soggettiva della conformità dell'oggetto venduto" per cui ogni qualvolta l'acquirente afferma che l'oggetto non gli calza o veste bene, automaticamente ha diritto a rendere il prodotto per "non conformità dell'oggetto venduto" e questo a prescindere dal fatto che l'oggetto speditogli sia esattamente quello da lui ordinato.
Questa situazione però mi sembra che non faccia altro che rimpiazzare un eventuale vuoto normativo americano in quanto si tratta di una "soluzione" che offre agli acquirenti americani lo stesso diritto di recesso che da noi in Europa è regolato con legge.
In pratica, io americano restituisco l'oggetto in quanto non conforme " a me".
Io europeo lo restituisco perchè mi va di restituirlo come la legge mi consente di fare.
Fino a qui posso anche capire la cosa ed il suo risultato logico dorfebbe essere che se anche il venditore non offre un diritto di reso al cliente americano, questi lo può comunque esercitare per i motivi di cui abbiamo detto.
Quello che non mi torna è l'assoluta calpestabilità di un termine che le parti hanno pattuito nel momento in cui hanno stipulato il contratto. L'acquirente sapeva di avere 14 giorni di tempo per restituire. Ora vediamo perchè lo vuole restituire.
Se l'oggetto si rivela difettato all'uso o diciamo pure "non conforme" all'uso è logico e giusto che i termini non valgano più.
Ma se l'oggetto è conforme oggettivamente alla descrizione, non difettato e la non conformità è solo personale (magari ha i piedi più larghi di altri) è incomprensibile la libera derogbilità dei termini.
Se seguiamo questa logica allora l'acquirente può restituire un oggetto anch dopo 2 3 4 mesi?
Tra l'altro quando un americano esercita un "return" esiste la motivazione "item not as described" ma esiste come diversa la motivazione "doesn't fit-wrong size". Quindi anche l'Ebay americano riconosce la differenza tra oggetto non conforme all'inserzione (colpa e difetto del venditore) e oggetto non adatto allo specifico acquirente (colpa e difetto dell'acquirente) e sembra illogico che non ne tragga differenze almeno per il rispetto dei termini temporali pattuiti.
Vi dico tra l'altro che nel pomeriggio ho ricontattato Ebay Italia e la persona in questione questa volta mi è sembrata più dalla mia parte suggerendomi di scrivere in inglese tramite lei al servizio clienti americano. Cosa che ho fatto spiegando il caso e chiedendo comunque consigli e suggerimenti per il futuro circa la loro gestione di queste situazioni.
Vi dirò cosa rispondono.
Per l'altro argomento (reso internazionale) che avete affrontato, vi dico che è un argomento molto complicato tant'è che alcune settimane fa avevo aperto un altro topic in merito proprio su questo forum.
Anzitutto vi dico che ho già avuto 4 o 5 resi dagli Stati Uniti nelle settimane scorse e sempre mi sono arrivati da pagare dazi ed iva di importazione. Nel mio caso (calzature) circa il 17% del valore merce dichiarato dal mittente americano (valore della fattura di vendita originario) più l'ovvio 22% di Iva. In pratica su un reso ad esempio da una fattura di 450 euro ho pagato quasi 200 euro al corriere che mi ha consegnato.
E' assurdo.
Ho contattato più volte la dogana chiedendo istruzioni in merito ma mi è stato detto che l'unico modo per evitare questi pagamenti è che la merce rientri in Italia accompagnata dalla bolletta doganale di esportazione originaria così da consentire all'ufficio doganale di confrontare e verificare l'identità della merce.
In pratica è come dire che non ci posso fare niente per due motivi.
Primo come sapete le bollette di esportazione vi ritornano circa 60-90 giorni dopo l'avvenuta esportazione.
Qua si tratta di resi che avvengono nel giro di 10 giorni dll'esportazione originaria.
Ho provato a chiedere al corriere (SDA nl mio caso) se è possibile avere il bollettino rapidamente su richiesta specifica ma mi è stato fatto capire che è molto difficile.
Oltretutto dovrei inviare il bollettino all'acquirente (che ha un numero di giorni limitato per rispedire) e farglielo allegare al pacco.
Mi è stato detto dall'agenzia della dogana che posso in seguito chiedere una revisione dell'accertamento doganale chiedendo un rimborso di ciò che ho pagato. (Almeno i dazi visto che l'IVA si compensa).
Forse sarà la strada più praticabile.
Certo è che fin'ora abbiamo avuto circa un reso ogni 8-9 vendite e questo rende ancora conveniente la vendita estera per diluire questi costi di gestione, ma se la percentuale fosse di un reso ogni 4-5 vendite credo non converrebbe più.
Scusate il lungo post ma, come vi dicevo, credo che queste siano informazioni utili per i nuovi venditori internazionali che magari, come capitava a me un paio di mesi fa, cercano online ma non trovano informazioni su questi argomenti.
Saluti a tutti
28-12-2015 15:45 - modificato 28-12-2015 15:46
per le prossime volte, ti consiglio di appoggiarti a un corriere serio che fornisce in automatico la documentazione da te descritta (ups, dhl, fedex). Hanno un programma anche per casi di questo genere e forniscono documenti elettronici sia alla partenza della merce (dichiarazione libera esportazione, esenzione iva ecc) sia bolle doganali di loro creazione nel caso ti capiti un reso. Purtroppo SDA in questi casi fa poco o nulla...spendi un pò di più con corrieri espressi internazionali ma in questi casi hai documenti già pronti e assistenza dedicata (ergo più soldi ma forse più tutela) in bocca al lupo 😉