in data 05-12-2012 17:35
Complice la crisi ed il bisogno di integrare i magri, quando non inesistenti, guadagni molti utenti eBay si stanno facendo irretire da FALSE società che propongono FALSE collaborazioni commerciali.
E' un fenomeno già noto ma sta assumendo proporzioni allarmanti.
Il contatto avviene attraverso siti di piccoli annunci nelle pagine di Offerta lavoro, nella sua ultima versione viene anche presentato attraverso una FALSA agenzia di lavoro interinale che serve solo ad attribuire credibilità ad una cosa di per sé assolutamente incredibile.
I documenti che vengono forniti sono falsi, le identità dei mandanti sono false, i contratti che fanno sottoscrivere sono falsi, gli oggetti che dicono di commercializzare NON ESISTONO.
Le uniche cose vere sono le grane PENALI che resteranno a carico di chi (ingenuamente ma colpevolmente) si è prestato anche se in buona fede all'inganno.
NESSUNA AZIENDA VERA AFFIDEREBBE AD UN INTERMEDIARIO SENZA ESPERIENZA UNA ATTIVITA' CHE POTREBBE TRANQUILLAMENTE SVOLGERE DIRETTAMENTE O ATTRAVERSO PROPRI DIPENDENTI STIPENDIATI.
L'intermediazione commerciale VERA è una PROFESSIONE.
Usate la testa!
in data 06-12-2012 09:24
Dal sito Ebayabuse:
[...] Gli utenti che si sono ingenuamente prestati ai drop ship di tecnofase, mentre non sono imputabili di truffa lo sono, invece, per il danno subito da chi ha acquistato dal loro account.
Non vi sono obiezioni possibili: il loro comportamento è sindacabile sia sul piano del Codice Civile che del Regolamento eBay ed a loro tocca rimborsare gli acquirenti; sottrarsi a questo obbligo è impossibile salvo che qualcuno di essi, non avendo beni esposti a rivendicazioni giudiziarie, si renda uccel di bosco.
A loro volta i rivenditori non hanno possibilità di invocare risarcimenti dal dropshiper perchè il sedicente M******** C****** di tecnofase it è, appunto, sedicente e quindi almeno per il momento non si può sapere a chi indirizzare il contenzioso e chiamare in causa eBay, salvo a dimostrarre che essendo al corrente della truffa in corso non sia intervenuta, è velleitario.[...]
[...]Lato acquirenti la situazione è più semplice perchè gli importi individuali sono modesti e in alcuni casi addirittura irrisori, perchè sono lineari i percorsi per un risarcimento, perchè, in caso di opposizione al rimborso, possono adire il Giudice di Pace a costi quasi zero.
Molti di loro, in queste ore, stanno tempestando di contumelie e minacce i rivenditori. Comprensibile ma inutile: considerando che il reclutamento è avvenuto su siti frequentati da chi cerca un lavoro purchessia, è supponibile che la maggior parte degli utenti coinvolti abbia difficili situazioni finanziarie, maggiormente peggiorate da questa vicenda.
Chiamarli a rispondere del danno in un’unica soluzione sarà difficile: c’è chi ha ‘venduto’ tanto che solo di provvigioni eBay avrebbe qualche migliaio di Euro da pagare. Chiaro che capiterà anche il furbo che, avendo solo voluto speculare, cercherà egualmente di sottrarsi alle sue responsabilità ma liquidare tutta la questione con un sintetico ‘fatti loro, io rivoglio i miei soldi e subito‘ aggiungerebbe ulteriore danno a quello già subito da entrambe le parti, spingendo magari i debitori maggiormente esposti ad accettare di andare in giudizio e dichiararsi insolvibile piuttosto che pagare soldi che non ha.
A margine di questa ennesima maxisòla andrebbe fatta una riflessione sul generale fenomeno delle truffe online e di come sia reso possibile da una malintesa – e spesso in malafede – difesa di un diritto all’anonimato che sarebbe il fondamento della libertà della Rete ma che, di fatto, tutela solo i profitti dei Providers, nazionali e multinazionali, ai quali consente di gestire milioni di utenti/clienti senza investire un centesimo in personale e relative strutture logistiche.
Per tutelare questi profitti ad ogni costo si permette che il web italiano viva condizioni giuridicamente e socialmente abnormi e discriminanti per i cittadini che vivono nel territorio reale. Il web italiano è parte integrante della giurisdizione della Repubblica Italiana. E’ soggetto alle sue Leggi, alle sue Autorità, alle sue normative.
Non si può continuare a consentire che, mentre nel territorio fisico della Repubblica per un permesso di vendita ambulante di castagne si chiedano, com’è giusto, documenti personali, residenze, certificazioni di non aver subito condanne per bancarotta fraudolenta, per insolvenza fraudolenta, emissione di assegni a vuoto negli ultimi cinque anni, di non essere mafiosi, di avere una partita IVA, di pagare regolarmente le tasse, di pulire il marciapiedi alla fine del mercato ed invece, nel territorio italiano del web, permettere a soggetti non identificati, in possesso solo di un indirizzo email magari registrato a nome di Napoleone Bonaparte, di avviare fantastici megashop in regime di totale franchigia da tutti i normali controlli statali. E’ una questione sulla quale occorrerà tornare.[...]
in data 06-12-2012 12:22
ciao moria,
ma non è possibile capire quali oggetti sono venduti in questo finto dropshipping?
in modo da avvertire gli utenti che inconsapevolmente stanno perpetrando a questa truffa?
in data 06-12-2012 12:29
Sto controllando le vendite fatte, ovviamente spaziano in un ampio range di prodotti (si va dai piccoli elettrodomestici per la casa, all'informatica, ai tablet) tutta robina appetibile perché vendere è essenziale ma abbastanza fuori dalle categorie più "sensibili".
Sto anche cercando parole chiave in comune (di solito sono nelle condizioni di vendita) ma al momento non ho trovato nulla.
Uno dei venditori è stato anche spinto convertire l'account rpivato in professionale, la partita iva esposta è falsa.
Uno di loro lo osservavo da qualche giorno, l'ho messaggiato ed ha chiuso le inserzioni stamattina.
Purtroppo è come cercare un ago in un pagliaio ed il problema non si risolve con questo caso, si riproporrà sempre con nuove "aziende" e nuovi "soggetti", ache se la sostanza (la modalità di adescamento e lo svolgimento della truffa) rimarrà la stessa.