in data 16-12-2013 20:46
In questi giorni si parla della nuova Webtax o Googletax, eccone il testo:
penso che riguardi non solo Google e Facebook ma anche Amazon e Ebay, e quindi indirettamente anche noi venditori che potremmo averne dei vantaggi ma anche dei problemi.
Certo sicuramente lavorare con soggetti possessori di partita iva italiana e non lussemburghese o irlandese cambia molto i rapporti giuridici tra le parti, d'altra parte però i costi potrebbero lievitare, di sicuro però c'è che rimarrebbero un bel po di soldini in Italia, ci credo infatti ben poco che questi grossi colossi abbandonino il nostro mercato in seguito a questa legge.
Voi che ne pensate?
in data 18-12-2013 19:04
Io da Amazon ho sempre ricevuto fattura, ma con IVA 0% perchè operazione in reverse charge.
Antonello
in data 18-12-2013 22:17
si, se il venditore è Amazon ricevi fattura con iva al =% in reverse charge (come la fattura di ebay), ma io ho acquistato da un venditore esterno, seppur sul portale italiano di Amazon, e gli oggetti son stati spediti dal centro logistico Italiano.
in data 19-12-2013 09:56
Grazie ad una complicata operazione di intelligence trapelano le reazioni di google alla notizia: http://gianmarcoannese.wordpress.com/2013/12/17/la-reazione-di-google-alla-web-tax/
(sperando che non la censurino! 😛
Nadia
in data 19-12-2013 20:46
comunquesia hanno deciso di non far pagare l'IVA ai big del web, si accontentano del fatto di averla portata al 22% per noi tutti comuni mortali!
in data 21-12-2013 22:15
Come al solito i governanti non hanno capito una cippa......... AVNTI COSI' 11!!
in data 22-12-2013 16:06
Che governanti da strapazzo, prima fanno le leggi poi pensano a quello che hanno emanato ........... moooolto intelligente.
Web tax modificata nella notte
Eliminato l’obbligo di partita iva italiana per il commercio elettronico. Ma lo spirito della legge non cambia
Nuova notte di passione per la Web tax. I due emendamenti sulla tassazione delle Web company sono stati modificati dalla commissione Bilancio della Camera dopo l’approvazione di venerdì nella stessa sede. Francesco Boccia, forte sostenitore della norma, ha pubblicato questa mattina su Twitter il nuovo testo, dopo aver confermato la modifica ai microfoni di Radio24. A incoraggiare l’intervento è stata la presa di posizione di Matteo Renzi, che in durante l’assemblea del Partito democratico ha dichiarato che i temi “dalla Web tax vanno posti in Europa” altrimenti “rischiamo di dare l’immagine di un paese che rifiuta l’innovazione“. Lunedì ha preso posizione anche Carlo De Benedetti. Sull’Huffington Post il presidente del gruppo Espresso ha sostenuto “un atto di giustizia fiscale che nulla a che vedere con il ritardo digitale“.
Questa notte “una piccola modifica“, come Boccia l’ha appena definita: è stato eliminato l’obbligo di partita iva italiana per le società straniere che operano nel settore del commercio elettronico. Rimangono la parte relativa alla pubblicità online e quella sulla tracciabilità degli acquisti di sponsorizzazione digitali e servizi collegati, da effettuarsi esclusivamente tramite bonifico bancario o postale. A lasciare perplessi è, innanzitutto, ancora una volta la modalità d’azione. Si continua a procedere a spizzichi e bocconi (notturni) e senza dare il giusto peso, con eventuali consultazioni con esperti del settore e un iter legislativo canonico, a un argomento delicato anche in chiave comunitaria. Con l’Europa, fra l’altro, dobbiamo andarci piano dopo l’ennesima stoccata sull’argomento: secondo un documento circolato nella giornata di ieri, Bruxelles aveva espresso perplessità sul regolamento Agcom prima dell’approvazione dello stesso. Il caso Web tax e la superficialità con cui viene affrontato rischiano di metterci nella stessa situazione. Si fa inoltre sempre più ingombrante il silenzio di Francesco Caio: le posizioni della politica e degli attori del mercato sono ormai chiare e un intervento formale del responsabile dell’Agenda digitale italiana non può farsi attendere oltre, anche in considerazione degli effetti che la tassa avrà sullo sviluppo del digitale nostrano.
L’eliminazione della parte relativa al commercio elettronico è una buona notizia nella misura in cui continua a essere pericolosa quella sulla pubblicità online. “È una botta per le imprese che fanno esportazione”, ci aveva spiegato lunedì il docente della Bocconi Carlo Alberto Carnevale Maffé, “se chi vende pubblicità online, da Google a un sito asiatico specializzato su cui un’azienda italiana di macchinari deve acquistare uno spazio, dovesse decidere di non farlo più in Italia per non sottostare agli obblighi della Web tax, onerosi soprattutto per chi raccoglie poche decine di migliaia di euro dagli investitori del nostro paese, saremmo tagliati fuori dal flusso pubblicitario globale“.
La partita resta aperta: il Governo potrebbe ancora intervenire e, secondo quanto risulta a Wired.it, Renato Brunetta presenterà nelle prossime ore un sub-emendeamento soppressivo.
FONTE: Wired
in data 23-12-2013 16:36
Arrivo tardi. Nel momento in cui autofatturiamo, l'iva e sia a carico che a scarico, apparentemente si compensa.
in realtà però a meno che l'azienda non va in perdita è un costo che grava sull'impresa. Nel momento in cui guadagni ( per gli studi di settore devi guadagnare sempre ) per compensare i costi , versi quell'iva al 22% ,
Quindi come iva non aggiunge nessun gettito, tranne se si imbroglia.
Per quanto riguarda invece le tasse sul valore aggiunto, basta che la casa madre di google o chi per loro, invii una controfattura di pari importo al valore generato in italia per fare pagare alla sede italiana quasi zero.
Bisogna vedere poi come i colossi struttureranno ( siano obbligati ) a strutturare l'azienda qui in Italia, perchè altrimenti un ufficietto con 3 persone e rispettivi pc , un telefono e Fax ed hai risolto, con introiti per l'erario quasi zero.
Il bello della legge è che siamo noi PMI in colpa fra l'altro ( le aziende italiane sono obbligate ad acquistare da altre piva italiane, non è obbligato google a farsi la partita IVa italiana, giuridicamente ben diverso) , ma pare che nel testo definitivo, non siano state incluse sanzioni per chi viola.
Insomma la solita gran cagata e caciara inutile. Il problema è che si dovrebbe impedire all'Irlanda di poter contrattare aliquote fiscali personalizzate.
in data 08-01-2014 22:15
@powercoin_italy ha scritto:
delle procedure fiscali se ne occupa ovviamente il commercialista, ma a quanto ricordo (magari dico una castroneria) per le fatture ebay emesse fuori campo iva, l'iva viene riportata sia a debito che a credito in entrata e uscita e sostanzialmente si annulla. O forse ho capito male io. Comunque in ogni caso i versamenti li prepara il commercialista come detto, ma mi pareva d'aver capito così.
La stessa cosa dovrebbe avvenire per gli acquisti B2B entro EU: le fatture sono esenti iva e poi questa si versa man mano che si vende, calcolandola sul totale pagato dal cliente finale privato, e non immediatamente non appena arriva la fattura del fornitore EU. O ho capito male?
Antonello.
A mio parere non hai capito male: è così. Io non sono una commercialista e faccio da sola i conti del
mio negozio. L'IVA di Ebay la metto in uscita (autotassazione) e in entrata per
detrazione dell'IVA sul venduto per cui la somma si azzera. Per capire questa semplice operazione,
provenendo dalla categoria dei contribuenti minimi, non vi dico quante domande ho fatto agli "esperti".
persino all'Agenzia delle Entrate non ne sapevano nulla. Ora finalmente so che IVA-IVA, essendo la somma
la stessa, = 0. A voi risulta diversamente?
in data 08-01-2014 22:19
@powercoin_italy ha scritto:Io attualmente ho il sito su dei server americani che hanno performance e servizi molto superiori a provider italiani, e li pago due soldi (inutile che Aruba faccia pubblicità in televisione, sono indietro anni luce, o comunque i prezzi sono spropositati rispetto ai servizi). Quindi il mio provider americano dovrebbe aprire partita iva italiana? Faccio prima io a spostare l'azienda all'estero... ma da chi siamo governati!!!
Antonello.
Insomma meglio "italianizzare " l'america che aiutare l'Italia a crescere..... Nemmeno tu mi sembri un grande statista....
in data 09-01-2014 12:00
@mikyart ha scritto:
Insomma meglio "italianizzare " l'america che aiutare l'Italia a crescere..... Nemmeno tu mi sembri un grande statista....
Crescere chiudendoci nel nostro bozzolo non è il massimo.
Un mio amico, fidanzato con una ragazza rumena, è appena tornato dalle vacanze di Natale in Romania, era in un paesucolo al confine con l'Ukraina (quindi lontanissimo dalla capitale).
Ci ha mandato la foto di un manifesto pubblicitario:
Connessione internet in fibra ottica a 1 Gb (un GIGABIT!!!) in download e 30 Mb in upload (che diventano 100 all'interno della stessa rete). Il tutto a 15 euro al mese.
Qui in Italia i "fortunati" a Milano che possono avere la fibra, hanno connessioni a 100 Mb per 80-90 euro al mese. Il resto d'Italia si accontanta, nella migliore delle ipotesi, di una 20 Mb (che in realtà va a 12), sempre a 80 euro circa (consideriamo che c'è anche il canone), mentre gli abbonamenti standard sono da 2 o 4 Mb, ad un costo sempre superiore a quello rumeno.
Io sinceramente mi sono parecchio inca***ta a vedere ste cose. Certo non mi viene voglia di difendere telecom e comagnia bella ma al contrario penso "datevi una mossa!!!".
Per l'adsl non possiamo che tenerci quel che c'è dalle nostre parti. Ma se un provider straniero mi offre servizi nettamente superiori, io voglio essere libera di sceglierli. Poi se un italiano offrisse altrettanto, beh sarei molto più contenta di lasciare i miei soldi in Italia, ma bisogna essere competitivi, non mantenere il mercato chiudendo gli accessi a quello estero!
Nadia