Hook...
la psicoanalisi del Dottor Sickmund Fraud è un
prodotto primitivo, concepito tra la stanza da
letto, il salotto e il cesso della sua casa viennese.
La sua sola luce (o la sola che in questo momento
mi sovviene) è la confessione. Peraltro, una luce
di candela.
Ma la confessione è tra i più antichi bisogni
umani. Quando gli umani erano ancora abbastanza
scimmie da non aver bisogno di Preti (forniti in
seguito dal Demonio), scavavano una buca nel terreno
(per la privacy) e colà, a bassa voce, riversavano
le loro paure - più grande di tutte la paura di
esistere, di esserci, ben prima che quel
maleodorante narcisista di un Sartre la rendesse
popolare tra le boites esistenzialiste [ciao,
bellissima Juliette] e tra i frustrati del mondo
(quorum ego, illo tempore).
I Rishi delle Upanishad conoscevano la mente assai
più a fondo dell'arida e talora cenciosa visione
del Dottore Viennese. Patanjali dovrebbe essere
studiato nelle scuole, perché al suo
cospetto impallidiscono Socrate e Platone
- e pressoché l'intera filosofia occidentale,
tranne pochi, come il mio amatissimo Giordano
Bruno.
Poi, la psicoanalisi è cambiata e molti che oggi
la praticano si ispirano alle tradizioni orientali
o, financo, alla scienza dei Quanti. Tuttavia, il
miglior psicoanalista è Lao Tzu. Quando ci alziamo
dal lettino di foglie sulle rive del fiume
invisibile Saraswati e ci voltiamo per leggere
il responso sul suo volto, scopriamo che non c'è
nessuno.
Forse ci sarà una segretaria, che ci chiederà il
tributo per la prestazione la quale, giusto in
armonia con il Tao, c'è stata e non c'è stata.
A Cannes, il Doctor Tan, che infilzandomi l'ago
sotto al ginocchio mi fece sperimentare la Dimora
Celeste quando ancora non ero stato in India e
non avevo ancora degustato il Lisergicum, aveva
una cesta dove i suoi pazienti gettavano il compenso
per il suo lavoro con gli aghi. Lui, non voleva
toccare il danaro.
Ma della confessione non abbiamo bisogno. Le paure,
le frustrazioni, tutti i cattivi odori dell'anima
non chiedono che di esprimersi - anzichè essere
repressi o manipolati. Il dolore chiede di essere
accolto come la gioia. Di entrare liberamente oltre
la soglia, senza tagliole, senza dottori della
psiche pronti ad infilzarlo con la loro
dialettica cretina, chiede un buon pranzo
(suggerisco carote o cicoria, riso o grano saraceno:
il dolore è un semplice), un buon letto, un
massaggio zonale e, alla fine, dopo un'ora, un
giorno o una settimana, se ne andrà. Noi saremo
migliori. Saremo liberi senza dover pagare il
tributo al prete, allo psicoanalista o al guru.
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Danza con le Farfalle
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Danza con le Farfalle
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