In realtà, molti pensano che questo sia un paese di grande apertura di mercato. Dove un potenziale acquirente si troverebbe in una specie di paradiso merceologico, potendo acquistare specialità di ogni etnìa, di ogni nazione. Ma questa è una pia illusione. Una volta compreso il meccanismo di vendita dove impera il 'basta di vendere, vendo anche la mamma con la candela in testa per Natale', tutti si adeguano velocemente. Anche perchè le cose più rappresentative e costose non si possono rifilare a buon prezzo ad una èlite di conoisseurs. Bisogna rivolgersi ad una massa eterogenea che sa poco o nulla, ma che abbocca dietro le parole altisonanti di una pubblicità o di un improvvisato commerciante. Se ci si fa caso, alle domande pertinenti rivolte in negozio, c'è spesso una risposta fuori tema. Il personale cambia in continuazione. La mattina c'è la cognata, il pomeriggio arriva la figlia di 16 anni con il cellulare in mano, la sera il papà, che manco conosce gli articoli venduti dalla moglie. Anche nei negozi del centro adesso è così. Dovresti entrare, indicare in silenzio un prodotto con il dito, e pagare. Una volta entrai in uno shop di profumeria per un acquisto natalizio. Le commesse erano cinesi e italiane. Chiesi se vi era una confezione più piccola del dopobarba. Accorsa verso di me, la cinesina in aderentissima minigonna mi disse di sì sorridendo. Le dissi che l'avrei presa e le mi ridisse di sì. Al terzo sì, capii che 'sì' era l'unica parola che conoscesse. Eppure era in negozio che sorrideva a tutti !
