Zampone di elefante alla moda di Nairobi.
La ricetta è del 1967, dovuta al m.llo maggiora B.Alliana, veterano della Folgore e cacciatore bianco di zebre in africa per conto di una multinazionale della carne di manzo in scatola. (a lui si deve anche la ricetta della noce di zebra allo spiedo).
Eravamo a Stazione per la Carnia, acquartierati dietro un albergo a meno venti di giorno (la notte non lo so, chi usciva a guardare i termometri, lo vendevano a findus il giorno dopo) e un racconto dei paesi caldi sembrava far passare la notte più alla svelta).
La ricetta:
Si prendono venti battitori indigeni (non per razzismo ma perché conoscono bene la savana) e si cerca di isolare una giovane femmina dal branco di elefanti. Una volta separata deve essere inseguita a suono di tamburo per sette giorni, preferibilmente culminanti col plenilunio.
L'animale non deve mei fermarsi per impedirle di assumere cibo. Può però bere a piacimento. Scopo secondario della caracollata ininterrotta è anche quello di aumentare la concentrazione di acido lattico nella muscolatura striata, per quanto strano, la carne del pachiderma perde in parte la sua durezza e lo scambio chimico ne sottolinea il particolare sapore.
Al tramonto del settimo giorno l'animale viene abbattuto, rispettando per tradizione il rituale locale che prevede sette ferite di lancia in sette precise parti del corpo, ciascuna inflitta da un membro della famiglia del capo dei battitori secondo una rigida gerarchia di tipo animistico tribale.
A questo punto la carcassa viene sezionata e si lasciano agli animali ed agli spiriti della savana tutte le parti che, per tabù, vengono considerate anatema e diritto della madre terra.
Praticamente si tiene solo la zampona anteriore sinistra.
(se la scelta sia di tipo politico e, nel caso, se l'idea di cibarsene sia da considerarsi ossequio o volontà distruttrice, vai a sapere!).
La zampa deve essere lasciata frollare per un tempo indeterminato, scelto dallo sciamano a seconda della posizione (presunta) di Sirio C.
Durante tale periodo gli invitati alla mensa si asterranno dall'accoppiarsi sia con le donne che con gli uomini.
(e qui un'intraprendenza èartenopea avrebbe architettato un servizio "round tender low cost to gradoli", ma non erano ancora i tempi.....)
Mentre le donne selezionano le erbe necessarie a tenere lontani gli insetti e a favorire il drenaggio del sangue, gli uomini scavano una grossa buca nel terreno, scegliendo un punto con substrato argilloso e la riempiono di sterco secco di elefente,(ahiò, quello passa la savana) al quale danno fuoco intonando nenie tramandate da tempi atavici e danzando attorno a quel fumo non esente da effetti allucinanti. Il fuoco dovrà ardere dal tramonto all'alba del terzo giorno. Finalmente si estrarrà la cenere ancora rovente e nel pozzo ricavato, ormai perfetto e dalle pareti simili ad un orcio di terracotta, verrà calato l'arto, avvolto in larghe foglie di banano alternate con spezie e bacche.
La buca sarà poui sigillata con creta umida e si attenderà la cottura della carne fino al tramonto, quando l'urna sinterizzata verrà percossa dallo sciamano con una clava armata con un dente di facocero alla sua estremità.
Dal suono e dal numero dei colpi vibrati per violare la teca, le anziane trarranno gli auspici per la stagione delle cacce e finalmente il profumo (vabbè oh, che volete!) della vivanda si sparge nell'aria, I tamburi finalmebnte tacciono e la fragrante (appunto) pietanza viene divisa tra gli astanti.
Al M.llo maggiore a quel punto brillavano gli occhi, forse era solo il riflesso della scala parlante del bc 312, storico ricevitore radio americano, scarsamente selettivo, ma discretamente facente funzione di stufa da campo, ma intanto ai nostri pocopiùcheventanni brontolava lo stomaco: - marescià ! ma ci dica (si usava ancora il "lei") il sapore, com'era ? -e lui- "assolutamente meraviglioso, sapete, che vi posso dire.......
avete presente lo spezzatino con le patate ? ".
:O
Ecco: uguale !
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