Sono su questa piattaforma dal 1999, quando si chiamava iBazar. In oltre 25 anni ho visto la sua ascesa e la sua lenta discesa.
Oggi, vendere su eBay non significa più proporre un oggetto: significa esporsi a chi cerca il cavillo, il pretesto, il rimborso facile. Anche per un hi-fi a 50 euro, anche se scrivi “non funzionante”, “per ricambi”, “nessuna garanzia”, “visto e piaciuto”.
Ti scrivono per sapere se “funziona tutto”, se “legge i dischi per intero”, se “può andare bene lo stesso”.
Non leggono — o peggio: leggono e cercano di farti scrivere qualcosa che poi potrebbero usare contro di te.
Mi è capitato di accettare una proposta di acquisto e ricevere subito dopo la vendita richieste assurde:
• Aggiunta di indirizzi di terze persone, fuori dal contratto di vendita.
• Foto di danni che non riguardano l’oggetto venduto, ma usate per attaccare il corriere e mettere le mani avanti si possibili danni che potrebbero verificarsi nella spedizione.
• E il top: oggetti danneggiati intenzionalmente al ricevimento, segnalati come “non conformi” per attivare il rimborso, senza nemmeno un contatto preliminare. Azioni chiaramente premeditate.
Le mie segnalazioni a eBay non hanno avuto alcun effetto.
È evidente: eBay tutela l’acquirente, anche quando è scorretto.
Io sono un privato, non vivo di questo — e proprio per questo ho scelto di smettere quasi del tutto di vendere e acquistare su questa piattaforma.
Vendere significa blindare ogni inserzione come fosse un contratto notarile.
Perché oggi, vendere su eBay significa difendersi, non commerciare