in data 24-09-2010 23:10
Salve, faccio una domanda banale, ho letto da qualche parte che l'argento è ai massimi storici, volevo sapere a che quotazione è arrivato al kg.
Grazie, Alessandro.
in data 24-09-2010 23:16
in data 24-09-2010 23:29
Grazie 1000
Ciao
in data 25-09-2010 11:12
A pensarci bene non è nulla, rispetto al valore che aveva nel 1980: 52 dollari all'oncia.
Negli anni 80 il dollaro valeva circa 2.000 lire! Quindi 104.000 lire all'oncia (32,15 gr. ca.); ne deriva che al Kg. il vaore era di 3.230.000 lire ca. ( €. 1.668,00 ca.).
Ma vi ricordate che negli anni 80 un buon stipendio era di 1.000.000 di lire?
Saluti
luciano
in data 25-09-2010 11:43
Ma vi ricordate che negli anni 80un buon stipendio era di 1000.000 di lire?
Beh proprio un buon stipendio non direi, io mi sono sposato nel 1984 e all'epoca mia moglie (operaia in un calzaturificio) percepiva 900.000/950.000 lire al mese e non mi sembra che c'era tanto da scialare, comunque se i tuoi dati sono giusti, la sproporzione tra ieri e oggi è enorme.
Visto che ci siamo, come mai dopo quegli anni l'argento ha avuto un calo così consistente?
Ciao
in data 25-09-2010 16:12
Più che domandarsi perchè c'è stato un calo così importante, bisogna sapere che l'aumento del valore che ci fu alla fine degli anni 70 fu dovuto a mera speculazione dei fratelli Hunt, miliardari texani che rastrellarono in pochissimo tempo il 65% dell'argento disponibile sul mercato, credendo che l'argento, come l'oro, potesse assurgere a bene rifugio.
Non fu così, il Governo USA cominciò ad indagare facendo di tutto per contrastare questa speculazione; l'argento subì così un primo calo di valore e successivamente, quando tutte le scorte dei fratelli Hunt cominciarono ad essere vendute, il valore precipitò inesorabilmente, portando alla bancarotta gli stessi Hunt.
Quindi era il valore di 52 dollari all'oncia ad essere drogato.
Ti allego un sunto relativo ad alcuni aspetti economici relativi agli anni 80.....sicuro che lo stipendio al quale accennavi tu non fosse del 1990?
Saluti
luciano
Gli anni ’80: comincia la voglia di prodotti genuini
Le nuove tecnologie cominciano a entrare nelle fabbriche, si sviluppa il terziario avanzato e, per la prima volta in Italia, gli addetti del settore dei servizi superano quelli di agricoltura e industria insieme. Il 30 settembre del 1980 inizia a trasmettere Canale 5, prima televisione privata commerciale, con una programmazione basata sull’intrattenimento e la pubblicità.
In questi anni, le abitudini alimentari degli Italiani subiscono nuove modificazioni. La diminuzione del numero di figli per ogni famiglia partecipa all'incremento delle possibilità economiche, molte volte anche la madre lavora percependo un salario adeguato, ed in casa entrano in linea di massima più soldi, che servono per il fabbisogno di un numero limitato di persone.
Comincia però ad affermarsi tra i consumatori il desiderio di poter disporre di prodotti di eccellenza, realizzati con materie prime di altissima qualità. C’è insomma la voglia di un ritorno al prodotto “naturale”, (“quello di una volta”) che si intensificherà ulteriormente negli anni ’90.
In un clima di incertezze, con tanti interrogativi sul futuro ecologico e sulle conseguenze che una globalizzazione non governata può avere sui prodotti alimentari, nasce dunque una reazione alla omologazione dei piatti. E il sistema produttivo raccoglie la sfida: le grandi industrie creano linee produttive speciali per prodotti di altissima qualità.
Gli italiani e la pasta in quegli anni…
Sono gli anni in cui lo stipendio medio di un operaio arriva a 350.000 lire, un litro di benzina costa 850 lire e un chilo di pasta 725. In questo decennio, inoltre, comincia ad affermarsi l’esigenza di ridurre al minimo i tempi di preparazione e consumo dei cibi per ritagliarsi degli spazi da dedicare ad attività più gratificanti: si diffonde una certa reazione al processo di standardizzazione dei consumi e affiora una nuova frammentazione degli stili alimentari, che non fa più riferimento alle realtà geografiche, regionali, ma alle componenti socio culturali dei consumatori. I consumi di pasta, in questo contesto, non vengono penalizzati e mantengono un andamento sostanzialmente stabile per tutto il decennio. Si profilano però nuovi modelli alimentari, anche di importazione (esotici, macrobiotici, naturali, dietetici, anglosassoni) mentre si affermano nuove modalità di consumo degli alimenti (mense aziendali, ristoranti, fast food, snack bar).