annulla
Visualizzazione dei risultati per 
Cerca invece 
Intendevi dire: 

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

approdare qua è stato come raggiungere heimat , la terra natia. dopo la traversata di un deserto dove i compagni di viaggio svanivano inghiottiti dal ghibli, un oasi. un locale. lo gestisce una eterea creatura dal susohiki con connessione a banda larga. in un angolo della veranda seduto davanti a una spremuta di carote il mio amico. dopo aver comunicato solo per lettera, ho l'occasione di parlargli ancora. mi siedo. sono giunto.
ed ho una certezza: i compagni che ho lasciato non si sono persi tra la sabbia, stanno percorrendo altre strade e un giorno ci ritroveremo.... al bar sport al roxy bar o al tibetan blue.

^^^^^^^
queste il vissuto dell'altro giorno.
poi leggo un post di 7ghiri che parla di bar e ordina da bere.
è stato un lampo.
^^^^^^^

a volte per andare al bar passo davanti ad un locale in disarmo il Cuckoo's Nest, ritrovo un tempo alla moda, rovinato dalla mancanza di garbo del personale e dalla superbia e l'esosità dell'imprenditore. La tenutaria, anna karenina passa le giornate confabulando con se stessa e sporadicamente accoglie la fugace presenza di avventori in cerca delle vecchie glorie che animavano il luogo. a volte sono tentato di entrare a pavoneggiarmi un poco, ma la vita è breve e il tempo poco. ____




FREE S.O.B.ZONE
Messaggio 1 di 9.753
Ultima risposta
9.752 RISPOSTE 9.752

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sm81bis
Utente della Community
e che te lo spiego a fa?





Messaggio 9641 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

...già lo sai...




FREE S.O.B.ZONE




FREE S.O.B.ZONE
Messaggio 9642 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

uffy...:| Image and video hosting by TinyPic
Messaggio 9643 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)





FREE S.O.B.ZONE




FREE S.O.B.ZONE
Messaggio 9644 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sm81bis
Utente della Community
Forse c'è chi non lo sa.





Messaggio 9645 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

xcollezrrn
Utente della Community
di Eduardo Galeano
STORIE DA SUD
Il mestiere di scrivere
Cari tutti, ecco alcune brevi storie che raccontano avventure e sventure del mio lavoro di scrittore. Sono in italiano, e spero di non far danni nel pronunciare la lingua del mio maestro Cesare Pavese.
Voglio dedicarle alla memoria di Miriam Makeba. Che è stata condannata all'esilio dal Sudafrica, perchè era negra, donna e disobbediente. E cantando è andata per il mondo. La sua voce, pericolosamente bella, vestiva gli ingnudi e metteva a nudo i rivestiti.
Poco più di un anno fa, Miriam è morta. È morta in Italia. Le si ruppe il cuore mentre cantava in solidarietà con Roberto Saviano, che oggi avrebbe dovuto essere qui, ma che per ovvie ragioni non può.

Avventure e sventure del mestiere di scriver e Non ho avuto la fortuna di conoscere Sherezade. Non ho imparato l'arte di narrare nei palazzi di Bagdad. Le mie università sono stati i vecchi caffè di Montevideo. I raccontastorie anonimi mi hanno insegnato quel che so.
Nella breve carriera scolastica che ho avuto, perché non sono andato oltre la prima liceo, ero un pessimo studente di storia. È nei caffè dove ho scoperto che il passato era presente, e che la memoria poteva essere raccontata in modo tale da smettere di essere ieri per diventare adesso. Non ricordo il volto né il nome del mio primo professore. Era uno di quegli avventori che si ritrovano ancora, nei pochi caffè che restano, per evocare i tempi in cui c'era tempo da perdere.
Lui raccontò una storia, là nel gruppo di amici dove io mi ero intrufolato. Era una storia del 1904. Dall'età si vedeva che a quel tempo lui non era ancora nato, ma la raccontava come se ci fosse stato. Fu la mia prima lezione: l'arte è una bugia che dice la verità.
E ascoltando imparai che si può raccontare quello che è accaduto in modo tale da farlo risuccedere quando lo si racconta, che si può ascoltare quel tuono remoto degli zoccoli dei cavalli, e che si può vedere le loro orme sulla sabbia, anche se il suolo è di pietra o di legno. E quell'uomo per dire la verità mentì che lui aveva percorso le praterie insanguinate dopo una battaglia, e che aveva visto i morti. Disse che uno dei morti era un angelo. Un giovane bellissimo, con la bianca bandana rossa di sangue. Sulla bandana c'era scritto: «Per la patria e per lei». La pallottola era entrata nella parola «lei».
* * *
Ho scritto Splendori e miserie del gioco del calcio per la conversione dei pagani.Volevo aiutare i fanatici della lettura a superare la paura del calcio, e i fanatici del calcio a superare la paura dei libri. Ma non avevo immaginato altro. Tuttavia, secondo Víctor Quintana, che fu deputato federale in Messico, quel libro gli salvò la vita. A metà del 1997, venne sequestrato da alcuni assassini di professione, assoldati per castigare le sue denunce di affari sporchi. L'avevano già legato a terra, con la faccia in giù, e lo stavano uccidendo a pedate, quando nell'ultima tregua, prima del colpo finale, gli assassini si invischiarono in una discussione sul calcio. Allora Víctor, più morto che vivo, entrò anch'egli nel dibattito. E si mise a raccontare storie del mio libro sul calcio, barattando minuti di vita per ogni racconto uscito da quelle pagine, come Sherezade aveva barattato un racconto per ognuna delle sue mille e una notte di vita.
Passarono le ore e le storie.
E alla fine gli assassini lo abbandonarono, legato e malconcio, ma vivo.
Gli dissero: «Ci sei simpatico», e se ne andarono via con le loro pallottole.
* * *
Nella prima pagina di Giorni e notti di amore e di guerra ho messo una citazione di Karl Marx che dice: « Nella storia così come nella natura la putrefazione è la fonte della vita». Quando il libro venne tradotto in tedesco, il traduttore, che conosceva l'opera di Marx per filo e per segno, mi domandò da dove avessi tratto quella frase che lui non ricordava per nulla e non trovava in nessun libro. Anch'io la cercai e non la trovai nemmeno io. Ma ero sicuro che la mia memoria non avesse tradito quella sintesi perfetta del pensiero dialettico e risposi al traduttore: la frase è di Marx, ma lui si era dimenticato di scriverla.
* * *
Nel 1970 presentai Le vene aperte dell'America Latina al concorso della Casa de las Américas a Cuba. Perse. Secondo la giuria, quel libro non era serio. Poi il libro venne pubblicato ed ebbe la fortuna di essere elogiato dalle dittature militari che lo bruciarono. Ma nel mio paese, l'Uruguay, Le vene aperte dell'America Latina entrò liberamente nelle prigioni militari durante i primi mesi della dittatura. I censori credevano che fosse un trattato di anatomia e i libri di medicina non erano proibiti.
Ho scritto molte parole nel corso degli anni. Ci sono due articoli che circolano in internet, «Perché non ho ancora comprato un dvd» e «Le vecchie cianfrusaglie», che sono stati e continuano ad essere i miei lavori di maggior successo e i più lodati. Dicono di essere miei, e sono firmati da me, ma io non li ho mai scritti e non li ho mai firmati. È noto che in internet si scivola come su una buccia di banana. Ho provato a correggere l'errore, ma non c'è stato verso. Così sono rassegnato a fare il possibile per scrivere in quello stile alieno che ha avuto così tanto successo. Finora, sfortunatamente, non sono riuscito a smettere di essere io.
* * *
Alcuni anni fa andai in una scuola di Salta, nel nord dell'Argentina, a leggere racconti a bambini di circa otto o nove anni di età. Alla fine, la maestra chiese ai bambini che mi scrivessero delle lettere, commentando la lettura.
Una delle lettere mi consigliava: «Continua a scrivere, che migliorerai».
Mia nipote Catalina aveva dieci anni. Stavamo camminando in una strada di Buenos Aires, quando qualcuno si avvicinò e mi chiese che gli firmassi un libro. E continuammo a camminare, tutti e due in silenzio, finché Catalina mosse la testa e commentò: «Chissà perché tanto casino, se nemmeno io ti leggo».
* * *
Sono stato bambino anch'io, angioletto di Dio. A scuola, la maestra ci insegnò che Balboa, il conquistatore spagnolo, era stato il primo uomo ad aver visto i due mari allo stesso tempo. Da una cima di Panama, Balboa era stato il primo uomo a vedere da una parte l'oceano Pacifico, e dall'altra parte l'oceano Atlantico. Io alzai la mano: «Signorina, signorina». E domandai: «Gli indios erano ciechi?». Fu la prima espulsione della mia vita.
* * *
Nel marzo del 2007 venne proibita l'entrata del Libro degli abbracci nel carcere di Mérida, nello Yucatan, perché conteneva cose diaboliche. Un po' di tempo prima, a San José di Costa Rica, avevo incontrato una ragazza che stava leggendo quel libro nella stazione degli autobus: «Lo porto sempre con me» - mi disse - «Viaggio con lui. È il mio fidanzato portatile».
* * *
Non conosco Jorge Ventocilla. Per meglio dire, non lo conosco personalmente, ma i miei libri sono amici suoi, e io con loro. Quando venne pubblicato Specchi, Jorge decise che quel libro, sconosciuto a Panama, meritava di circolare di mano in mano. Non era molto il denaro che aveva risparmiato, ma in uno scoppio di follia lo destinò tutto a comprare copie di Specchi, e le andò spargendo nei caffè, nei negozi, dai parrucchieri, nelle edicole, ovunque, con un'avvertenza scritta da lui: «Questo libro, gratuito, è un libro viaggiatore. Leggetelo e passatelo a un'altra persona».
E il libro viaggia.
* * *
In Specchi ho raccontato storie poco conosciute, o del tutto sconosciute.
Una di quelle storie era accaduta in Spagna nel 1942. Il colpo di stato di Francisco Franco aveva annientato la repubblica spagnola. La dittatura trionfante annunciò che una prigioniera, Matilde Landa, si sarebbe pentita pubblicamente delle sue idee sataniche e che in carcere avrebbe ricevuto il santo sacramento del battesimo. La cerimonia non poteva iniziare senza l'invitata principale. Matilde era scomparsa. Si era buttata dal tetto e il corpo era esploso, come una bomba, nel cortile della prigione. Lo spettacolo non venne interrotto. Il vescovo battezzò quel corpo a brandelli.
Specchi era in corso di stampa, quando ricevetti una lettera della redattrice, che lavorava nella casa editrice e che aveva finito il suo lavoro di cacciatrice di refusi.
Lei voleva sapere da dove avevo tratto l'informazione. Tutti i dati erano corretti, ma lei li conosceva solo attraverso i racconti familiari.
Matilde Landa era sua zia.
* * *
Scrissi quel libro a partire da un sogno. Di solito i miei sogni sono di una mediocrità inconfessabile. Aerei persi, pratiche burocratiche, città che non conosco, cadute dal decimo piano...
Ma quella notte ebbi l'unico sogno prodigioso di tutta la mia vita. Io salivo su un taxi e ordinavo: «Mi porti alla rivoluzione francese, Olympia de Gouges sulla ghigliottina...
E andava là.
O gli ordinavo: «Mi porti in Brasile, Congonhas do Campo, Aleijadinho scolpisce i suoi profeti...
E andava là.
E il sogno continuava e continuava le sue strade, ignorando le frontiere della geografia o del tempo.
Che cosa avevo voluto fare? Che cosa voglio? Me lo ha spiegato meglio di me un giornalista spagnolo, Antonio Lucas, che nel 2009 mi intervistò a Madrid. Lui mi disse: «Tu hai un occhio sul microscopio e un altro occhio sul telescopio».
* * *
Nelle mie peregrinazioni da raccontastorie, una notte stavo leggendo nel paese galiziano di Ourense.
Un signore mi guardava, senza batter ciglio, col volto adirato, dall'ultima fila.
Quando la lettura finì, si avvicinò a passi lenti, guardandomi fisso, come per uccidermi, ma non mi uccise. Mi disse: «Come dev'essere difficile scrivere in modo così semplice. E dopo questa frase, il commento più azzeccato che io abbia ricevuto in vita mia, mi voltò le spalle e se ne andò senza salutare.
* * *
In un'altra di quelle notti, lessi alcuni racconti di fronte a degli studenti messicani.
Uno dei racconti del mio libro Le labbra del tempo raccontava che il poeta spagnolo Federico García Lorca era stato fucilato e proibito durante la lunga dittatura di Franco, e che una compagnia di attori dell'Uruguay aveva rappresentato una sua opera in un teatro di Madrid, dopo tanti anni di obbligato silenzio.
Alla fine dell'opera, quegli attori non avevano ricevuto gli applausi che si aspettavano: il pubblico spagnolo aveva applaudito con i piedi, pestando i piedi per terra, e loro erano rimasti stupefatti, senza capire.
Avevano recitato così male? Quando me lo raccontarono, pensai che quel tuono per terra potesse essere stato per l'autore, fucilato perché era rosso, omosessuale, bizzarro, un modo per dirgli: «Perché tu sappia, Federico, quanto sei vivo».
E quando lo raccontai all'Università del Messico, mi accadde quello che non era accaduto nelle altre occasioni in cui avevo raccontato questa storia: gli studenti applaudirono con i piedi, pestando i piedi per terra con tutta l'anima, e così continuarono il mio racconto, e continuarono quello che il mio racconto raccontava, come se quello stesse accadendo in un teatro di Madrid, alcuni anni prima. Lo stesso tuono per terra, lo stesso destino.
* * *
Il paese boliviano di Llallagua viveva della miniera, e la miniera divorava i suoi figli. All'interno dei cunicoli, le viscere della montagna, i minatori inseguivano le vene di stagno e in quella caccia perdevano, in pochi anni, i polmoni e la vita.
Io avevo passato un po' di tempo là, e mi ero fatto alcuni amici.
Ed era giunta l'ora di partire.
Passammo tutta la notte a bere, io e i minatori, cantando tristezze e raccontando barzellette, una peggio dell'altra. Quando ormai eravamo vicini all'alba, quando ormai mancava poco perché il grido della sirena li chiamasse al lavoro, i miei amici si azzittirono, tutti insieme, e uno domandò, o chiese, o ordinò: «E adesso, fratellino, dicci com'è il mare».
Io rimasi ammutolito.
Insistettero: «Dai, raccontaci com'è il mare».
Questa fu la mia prima sfida nel mestiere di raccontare. Perché nessuno di quegli operai andava a vedere il mare, mai nessuno andava a vederlo, condannati a morire presto, e io non potei far altro che portargli il mare, il mare che era lontanissimo, e trovare le parole che fossero capaci di bagnarli.

.


Image and video hosting by TinyPic

.


Image and video hosting by TinyPic
Messaggio 9646 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sm81bis
Utente della Community
mi faresti un riassunto?





Messaggio 9647 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

xcollezrrn
Utente della Community
Come se fa a riassume 'na serie de riassunti?
Leggi e zitto!

.


Image and video hosting by TinyPic

.


Image and video hosting by TinyPic
Messaggio 9648 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sm81bis
Utente della Community
nun je la fo a legge tutta quella robba.





Messaggio 9649 di 9.753
Ultima risposta

BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

*ergosum*
Utente della Community
Signor Geremia, je posti quarcosa de piu` semplice, perlammordeddio...n`intervista a Mourinho...o quarcosa de padano....che so, un discorso der sor Borghezio sulle nostre radici cristiane...come ultima ratio...che vorrebbe di` perso per perso...`na barzelletta sui carabbinieri...de non piu` de due righe, pero`...
Messaggio 9650 di 9.753
Ultima risposta