Yeah, Ginger. Ho letto su Time Magazine una recensione
di questo nuovo film di Scorsese, con un'intervista a
Scorsese stesso e ai tre super interpreti, Jack Nicholson,
Di Caprio e Matt Davon. Tutti bravissimi e super cool.
Sanno stare al mondo. Di Caprio ha un eccellente
cervellino.
Su un aereo avevo visto "The Gangs of New York".
Per le prime otto ore di un volo, io me la cavo
benissimo. Dalla nona ora all'undicesima, comincio
a traballare e sarei pronto anche a vedere un film
di Vanzina o di Villaggio (beh, forse no). Per cui,
mi ero sorbito spezzoni dell'Ultimo Samurai con Cruise
e di "Something to give", con Nicholson e Diane Keaton.
Micidiali entrambi. Peggio di un'indigestione.
"Gangs of New York" è fatto benissimo. Di Caprio è
bravo, come sempre. Daniel Day Lewis è eccezionale,
superbo. Però...io, in questi film, mi rendo conto
di stare guardando un film. Sono consapevole che
regista e attori stanno cercando di intrattenermi,
di stupirmi, di coinvolgermi. Scorsese in questo è
bravissimo. Un professionista. Ma io, alla fine, mi
dico:"Chi se ne frega?". Mi interessa assai di più
la vita, la mia vita. Mi stupisce e mi coinvolge
assai di più, anzi, in maniera completamente diversa.
Forse, per altri film è diverso. Dovrei pensare a
quali, anche perché non sono uno che abbia visto
moltissimi film. Mi viene in mente "I quattrocento
colpi" di Truffault. "Fanny e Alexander" di Bergman.
E anche, pensa un po', "L'ultimo dei Mohicani", ancora
con Daniel Day Lewis. Perché? Perché è un film vero.
Raccontato in maniera spiccia, emozioni e azioni
mostrate nude e crude, senza fronzoli, senza
ammiccamenti. L'ho visto due volte.
The departed? Un altro film sui cops, di crudeltà
e di violenza. Preferisco sedermi fuori in questo
mite novembre, ad osservare l'arrivo dell'alba.
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Danza con le Farfalle
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