Natale 1944
campi di concentramento
Oggi la giornata è stata «non lavorativa» poiché le imprese alle quali il campo affitta la propria manodopera sono chiuse. Da qualche giorno, un albero di Natale è stato eretto sulla piazza dove vien fatto l’appello. È ornato da ghirlande di lampadine elettriche a colori. La mattina la si è trascorsa nei blocchi, sottoposti al fastidio dei kapò, che si dedicavano alla loro unica iniziativa: le SS fanno fermentare pesantemente la schnaps della vigilia.
Appello, contrappello, ispezione delle camerate, controllo igienico (tutti hanno parecchie migliaia di lendini negli stracci che fungono da camicie) sotto gioiosi manifesti che esaltano la pulizia: «eine Laus dein Tod» (un solo pidocchio, e sei morto). Gli inservienti di camera (Stubendienst), in genere giovani invertiti posti al servizio personale dell’aristocrazia dei campi, che viene di preferenza reclutata tra i triangoli verdi o rosa, additano qualche detenuto all’attenzione benevolente dei kapò. Fioccano le frustate o i calcioni.
A metà giornata, le SS si stancano e decidono di organizzare una piccola manifestazione per commemorare il Natale. Si installano attorno all’albero lo stato maggiore delle SS e l’orchestra degli zingari del campo, i cui violini si alternano con i canti del coro polacco; tra i due gruppi, due detenuti sovietici, in divisa a righe nuova, decorata con rami di abete e agrifogli.
Tutto il corteo compie due volte il giro intorno all’albero di Natale. Quindi la processione si ferma, tutti si rimettono in fila; ancora un coro polacco, poi i violini abbozzano un valzer nostalgico. A questo punto, i due Russi vengono impiccati alla forca che si trova all’entrata del campo. Sono rimasti là appesi per parecchi giorni. Andandosene, una delle SS prende tra le braccia un cagnolino la cui gamba rotta è sostenuta da una stecca: detesta veder soffrire gli animali.
von... lascia perdere và! :-(
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