Diogenes Club
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in data 16-10-2011 13:14
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in data 17-05-2013 23:51
Vediamo.
Quando si dibatte il riconoscimento di alcuni elementari diritti alla coppie conviventi (dello stesso o di diverso sesso) eccoti che i "cattolici" dei vari schieramenti fanno blocco unico contro ogni e qualsiasi provvedimento..
Quindi, tanto per citare due eclatanti esempi, due persone che decidono di convivere per vari motivi: una coppia che decide di non convolare a giuste nozze, due vedove che si mettono insieme per dividere le spese salvaguardando la loro magra pensione o due gay si trovano, in seguito alla morte o alla malattia di uno dei due, gravemente discriminati.
In caso di morte se il contratto d'affitto era intestato al defunto l'altro si trova sbattuto fori senza tanti complimenti non avendo il diritto al subentro
Nel casi, invece, in cui uno dei due si trovi ricoverato in ospedale al convivente, non essendo parente, è quasi sempre rifiutata la possibilità di assistere l'altro convivente..
Però, se uno dei componenti della coppia (del medesimo o di diverso sesso) convivente è un parlamentare eccoti che i "cattolici" dei due schieramenti non trovano nulla a che ridire ma sono d'accordo con tutti gli altri nell'approvare in quattro e quattrotto un provvedimento che riconosce ai conviventi dei parlamentari i medesimi benefici (che sono tanti e che nessun normale cittadino si sognerebbe mai) riconosciuti ai conviventi dei parlamentari regolarmente coniugati.
Tanto per aumentare i privilegi.
Un buongiorno, un per favore e un grazie a corredo delle domande non dovrebbe essere faticoso darli.
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in data 26-05-2013 23:48
Allora, l'argomento è pregno di implicazioni.
Cominciamo con lo sgombrare il campo da un luogo comune che sento ripetere spesso ma so per esperienza personale non corrispondere a verità: in nessun ospedale si chiede a chi assiste un malato lo stato di famiglia: se un vicino dichiara di essere un cugino o se un cugino dichiara di essere un figlio gli si crede sulla parola: infermieri e medici non fanno gli ufficiali giudiziari.
Per il resto sono d'accordo con Lei: il Cattolicesimo da anni si è arenato su una visione della viota ormai arcaica e socialmente superata, e questo perchè da sempre esso è la religione dello Stato, e quindi difende ciò che lo Stato ha deciso per proprio comodo. La "famiglia" così come è concepita ora non è un fatto di natura: il riconoscimento paterno (a cui dobbiamo l'ereditarietà del cognome) serve solo a stabilire chi deve mantenere il figlio. In natura (la natura che i cattolici citano sempre) gli animali sociali come l'uomo non hanno la figura del padre come educatore, ma solo come procreatore: l'educazione è compito delle femmine dell'intero branco. A fini di mantenimento e di trasmissione di eredità e privilegi si è deciso di creare la struttura familiare che conosciamo, e che perpetuiamo da secoli. Non dico che fare il padre non sia splendido, ma non vedo perchè non si debba accettare il fatto che è un costume che si sta evolvendo.
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in data 28-05-2013 00:14
Vero che in nessun ospedale si chiede, ma capita anche che i congiunti dei uno dei conviventi per squallida ripicca non consentano al convivente di stare accanto al compago/a.
Un buongiorno, un per favore e un grazie a corredo delle domande non dovrebbe essere faticoso darli.
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in data 23-02-2014 03:31
ulla peppa quanta polvere che c'è qui dentro...
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in data 04-04-2014 12:56


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