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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

approdare qua è stato come raggiungere heimat , la terra natia. dopo la traversata di un deserto dove i compagni di viaggio svanivano inghiottiti dal ghibli, un oasi. un locale. lo gestisce una eterea creatura dal susohiki con connessione a banda larga. in un angolo della veranda seduto davanti a una spremuta di carote il mio amico. dopo aver comunicato solo per lettera, ho l'occasione di parlargli ancora. mi siedo. sono giunto.
ed ho una certezza: i compagni che ho lasciato non si sono persi tra la sabbia, stanno percorrendo altre strade e un giorno ci ritroveremo.... al bar sport al roxy bar o al tibetan blue.

^^^^^^^
queste il vissuto dell'altro giorno.
poi leggo un post di 7ghiri che parla di bar e ordina da bere.
è stato un lampo.
^^^^^^^

a volte per andare al bar passo davanti ad un locale in disarmo il Cuckoo's Nest, ritrovo un tempo alla moda, rovinato dalla mancanza di garbo del personale e dalla superbia e l'esosità dell'imprenditore. La tenutaria, anna karenina passa le giornate confabulando con se stessa e sporadicamente accoglie la fugace presenza di avventori in cerca delle vecchie glorie che animavano il luogo. a volte sono tentato di entrare a pavoneggiarmi un poco, ma la vita è breve e il tempo poco. ____




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Messaggio 1 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

brnantzoe
Utente della Community
anni fa io e mia moglie a londra siamo stati in un ristorante indiano che amici ci avevano consigliato. era moooolto indiano, tutto indiano, ambiente indiano, personale indiano e indiani ai tavoli, menu incomprensibile, non tradotto in inglese, abbiamo ordinato a caso,..., fu un' esperienza culinaria fra le più terribili e sconvolgenti mai affrontate dai nostri palati. una guerra. da piangere quanto fosse piccante, i nostri palati si infuocarono quasi subito, nulla nè il loro pane nè l'acqua alleviava le nostre sofferenze. era l' inferno. una cena all'inferno. mi ricordo una lunga ciabatta farcita di patate, era il fuoco di milioni di peperoncini. a fine cena ci portarono delle pagliuzze di tutti i colori, era per il piccante, ci dissero, così va via...ecco io non saprei se quello che mangiammo quella sera è tipico della cucina indiana però la prossima volta è certo: a tavola con noi siederà anche un estintore.

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Messaggio 6501 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sattiaghiri
Utente della Community
Brava Blau a scovare il Chapati e il Dal.

La Cucina Indiana è tra le più grandi del
Mondo, direi con la Cinese e l'Italiana
(i Francesi ci hanno copiati). Dunque, come
tutte le cucine, anzi, come tutte le cose,
ha alti e bassi ed è anche volgarizzata
quando viene data alle masse.

La tradizione millenaria (sopratutto al Nord)
è il pasto che consiste nel Chapati o Roti
(pane non lievitato), i Subji (verdure) e il
Dal (lenticchie). Le lenticchie sono date
assieme al pane gratuitamente. Lo si faceva
fino a poco tempo fa, non so se questa nobile
tradizione resisterà all'avvento della cultura
occidentale.

Questo veniva ritenuto (senza l'apporto della
ricerca scientifica) un pasto equilibrato, con
tutti gli ingredienti fondamentali. In effetti,
è così, anche sulla base della moderna dietetica.
Le proteine, che alcuni ritengono deficitarie
nell'alimentazione vegetariana, sono contenute
nei cereali e nei legumi. C'è una diatriba tra chi
ritiene la proteine della carne (cadaveriche) le più
nobili e chi ritiene di qualità maggiore quelle dei
legumi. Anche se io, personalmente, ritengo che
l'organismo umano possieda capacità di trasformazione
in grado di suppplire ad eventuali mancanze.
Soprattutto qualora queste capacità naturali non
siano assassinate dall'enorme quantità di cibo
che viene ingurgitata in Occidente.

Come ho detto più sopra, il pasto migliore che abbia
mai mangiato in India è stato quello che il domestico
della Maharani di Bikaner ci portò, nel piccolo
ashram dove abitavo con Shanti Devi. Non ci sono
parole per descriverne il delizioso sapore. Me lo
ricordo con un po' di vergogna, perché chiudemmo
fuori dalla porta la nostra cara amica, la cagna
randagia che avevamo chiamato Shiva (anche se è un
nome maschile).

A me, i ristoranti non piacciono. Ci vado il meno
possibile. A me piaceva mangiare in quei posti
lungo le strade, dove si fermavano i lorry.
Non si possono neppure chiamare ristoranti.
Ero per lo più invitato dalla gente, sopratutto
i poveri. Uno dei luoghi dove più ho gradito
mangiare era il Tempio Sick a Old Delhi. Mi
sedevo in fila con i poveri, ci veniva dato
un "vassoio" di foglie intrecciate, poi
passava un omome con barba e turbante a
darci un Chapati con il Dal.

Io penso che i veri sapori siano quelli più
semplici. Il riso integrale con un filo di
Olio di Sesamo è una vera delizia per il
palato.

Immagino le reazioni. Sarebbe un lungo discorso,
ma chi se ne frega.

° )(
Danza con le Farfalle
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Messaggio 6502 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sattiaghiri
Utente della Community
Da oggi, per entrare negli USA, bisogna lasciare
tutte e dieci le impronte digitali


***************

In effetti, giovedì sono andato al Consolato
Americano a Milano e ho dovuto lasciare le
impronte digitali di tutte e dieci le dita.
Credo che sia per una questione pratica
sopratutto.

Caso mai, è stata l'intera procedura che
aveva connotazioni paranoiche. Se trovo
il tempo, la racconto.

A me, comunque, il visto lo hanno dato senza
problemi (10 anni). C'erano due Indiani del
Punjab (padre e figlio), che volevano un
visto turistico. La loro documentazione
era persino meglio della mia. Il padre con
un alloggio a Lecco, un lavoro fisso e la
macchina. Il figlio studente. Ma hanno
rifiutato. Ho spiegato ai due, molto depressi,
le ragioni che avevano addotto per il rifiuto.
In realtà, non c'erano spiegazioni. Il rifiuto
era dovuto al fatto che erano Indiani. E che
avevano la pelle scura.

° )(
Danza con le Farfalle
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Messaggio 6503 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sattiaghiri
Utente della Community
io sono stata nel nord e usa mangiare di più carne,
ceci e sottaceti.


*********************

Beh...diciamo che, come la bellezza è negli occhi di
chi guarda, la carne è negli occhi di chi la desidera.

Ho mangiato pochissima carne in India. Forse qualche
volta del chicken tandoori.

Quelli che Blau definisce sottaceti sono probabilmente
i chutney, frutta e verdura che hanno subito un
processo di maturazione con varie spezie ma senza
conservanti. Sono sublimi.

° )(
Danza con le Farfalle
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Messaggio 6504 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

la carne è negli occhi di chi la desidera...vero...:-p...tanto chicken tandoori e tutto quel che era non hot hot hot...un'impresa tolto il riso bollito.Non amo molto la cucina indiana fatta dagli indiani, preferisco quella provata a fare da me, almeno non mi ustiono anche se il risultato non è proprio quello...penso che le spezie così piccanti servano un po' a disinfettare il tutto...rispetto al fare in Italia penso poi che solo più in India i polli siano ancora razzolanti. Image and video hosting by TinyPicImage and video hosting by TinyPic
Tutti pensano a cambiare gli altri, nessuno pensa a cambiare se stesso...
Messaggio 6505 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sattiaghiri
Utente della Community
Questa cosa dell'insopportabilmente piccante non
l'ho mai notata. Un po' di spezie, sì...ma niente
di particolare. Forse il piccantissimo lo danno
ai turisti (i miei mortali nemici di allora),
tanto per l'esperienza.

E' un po' come la povertà. C'era, ma a me non
ha mai fatto scandalo. Mi è sempre sembrata
naturale (per quanto dolorosa). E i mendicanti
indiani, oltre ad essere dei rompiballe con
la loro richiesta ossessiva di bakshish,
tutto sommato sono più allegri degli impiegati
nostrani. Il mio abbigliamento, adesso che ci
penso, non era granchè diverso dal loro.
Invece, i turisti, magari passando sul ponte
di Lakshmanjula in quella trappola per gonzi
che era Rishikesh, dove da entrambi i lati
c'erano centinaia di mendicanti storpi,
si vedeva quanto soffrissero nei loro
bei vestiti all'occidentale.

Mi ricordo di Crog, invece, un tale di Como che
era arrivato a New Delhi con quattro zaini. Dentro
c'era di tutto, dal maglione dolce vita alla
scatola di sardine, agli scarponi da montagna
al disco di un complesso che faceva: "Prendi
la chitarra e vai".

Eravamo seduti al Malabar, vicino alla stazione
di Delhi e all'Hotel storico degli Hippies, il
Crown. Aspettavamo i chapati e le verdure. Come
al solito, sul tavolo c'erano cipolle tagliate a
fette e qualche peperoncino. Quello stronzo si
ingoiò tutto - e continuò a lamentarsi del bruciore
per l'intera giornata.

Quando scendemmo a Sud, toccò a me portargli
due degli zaini.

° )(
Danza con le Farfalle
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Messaggio 6506 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

'notte 'notte...:-) Image and video hosting by TinyPicImage and video hosting by TinyPicBuone Feste a tutti da Manu!!!
Messaggio 6507 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

brnantzoe
Utente della Community
'notte, 'notte...

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Messaggio 6508 di 9.753
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brnantzoe
Utente della Community
Pensierino da bar delle 12.55
La tolleranza. Che cosa vuol dire essere tolleranti, secondo voi? L' intollerante sappiamo chi è. Ma il tollerante, colui che tollera è anche colui che accetta in tutto e per tutto l'altro? o piuttosto anche il tollerante è di fatto un intollerante?
La tolleranza certamente genera, a mio avviso, non solo e per contrapposizione l'intolleranza di coloro che non accettano i tolleranti tout court e questo mi sembra ovvio, ma anche quella di coloro che dei tolleranti mal sopportano la loro ipocrisia.
Nelle società anglosassoni, almeno questo è quello che penso, ci si è resi conto che di fatto non era più sufficiente dichiararsi tolleranti per cui si è inventata un' espressione molto di moda una volta ora già meno ma che in qualche modo rispondeva a questa necessità, esser più tolleranti dei tolleranti, per cui ecco il politically correct, politicamente corretto.
Nei paesi anglosassoni presto questa espressione, mi ricordo, ha creato dei veri e propri circuiti e corto circuiti mentali, per cui ciò che prima si poteva dire, dopo il politically correct non più, per esempio se io sono bianco, white, l'altro è black non negro e così via.
E se questo può apparire ridicolo e di fatto molte manifestazioni del politically correct possono sembrarlo e forse lo sono anche ciò non di meno il politically correct ha comunque in quei paesi fatto breccia rendendo in qualche modo l'opinione pubblica ancor più se possibile tollerante.
In italia, paese a maggioranza cattolica, almeno così si dice, ci si dichiara tolleranti, ma tolleranti per lo più dal punto di vista cattolico, il quale, cattolico, sempre a mio avviso, della tolleranza ha diverse opinioni, alcune molto ristrette altre per fortuna più larghe, se è vero per esempio che anche tra cattolici ci si tollera, o meglio sono tollerati quelli che sono di vedute più ampie, ma non accettati del tutto.
I continui richiami del papa vanno in questo senso, infatti.
Il papa mal sopporta i cattolici che divorziano, mal sopporta i gay, mal sopporta le coppie di fatto, mal sopporta l' uso dei contraccettivi, mal sopporta l'aborto, mal sopporta molto altro ancora. E così poi anche molti che fanno politica così la pensano.
Nei paesi cosiddetti protestanti la tolleranza è maggiore come si sa, non solo tra protestanti ma anche nei confronti degli atei agnostici o diversamente credenti. Forse di quell'espressione non ce n'era proprio bisogno ma ha aiutato sicuramente a far capire ai più e in modo molto semplice che esiste il rispetto del singolo che è più importante di quello che la maggioranza pensa o crede.
E non è un caso che questa espressione sia nata nei paesi anglosassoni a maggioranza protestante i quali, i protestanti, non hanno una guida, un papa, e pertanto il loro esame di coscienza è demandato esclusivamente a loro stessi il che li rende per l'appunto individualmente più tolleranti dei cattolici, più rispettosi.
Agli atei chiaramente questa espressione inutile dirlo non occorreva anzi faceva solo sorridere. Come dire , ma va, ci sei arrivato solo adesso?
Azzo devo uscire, finirò dopo forse, se non vado in confusione totale.

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Messaggio 6509 di 9.753
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BAR SPORT (il tempo, lo spazio e le affinità elettive)

sattiaghiri
Utente della Community
La teoria della tolleranza si costruisce quando ci
sono casi di evidente intolleranza. Con il rischio
che le idee si ingarbuglino e si vada in confusione.

Non penso che si debba essere tolleranti o intolleranti.
Bisogna solo ascoltare, se si sa farlo. E rispondere
al di là dei propri pregiudizi, se ci fossero.

L'intolleranza non esiste quando si percepiscono le
differenze semplicemente come forme di ciò che
esiste e non come segni di inferiorità o di pericolo.

Il politically correct è diventato una farsa. Tuttavia,
è bene che non si dica più "negro" oppure "frocio"
[in USA si dice "queer", in UK "faggot"], bensì "nero"
(black) oppure gay.

Quanto al Papa, è un uomo malato nella psiche. Lo si
vede quando sorride. Il sorriso cela un ghigno di
sofferenza e di paura.

Certo che si accetta l'altro...nel senso che si vede
ciò che è (se ne siamo capaci). La questione
dell'accettare non si pone, quando si vede.

E' piuttosto un problema politico. Accettare o no
l'immigrazione? E' ovvio che sì, con tutti i possibili
rischi. La gestione intelligente dei rischi indica
una buona politica e un popolo saggio. Non è il caso
dell'Italia.

° )(
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