02-04-2014 19:11 - modificato 02-04-2014 19:12
Apro un post quantomeno insolito per il contenuto e spero che a qualcuno possa piacere e interessare.
Da bravo collezionista di oggetti del passato anche io come foresto o come vonbalden, quando posso,
passo le mattinate dei giorni di festa a rovistare in mercatini di paese o in negozi di rigattieri che stanno tornando di gran moda
alla ricerca do oggetti di una vita che oramai non esiste più.
Ultimamente, però, oltre a frequentare questi posti, cerco anche i luoghi di questa vita che non esiste più.
In pratica con il figlio, a cui sto pian piano inoculando il virus del collezionista, cerco luoghi abbandonati
dalla vita e se cerchi bene ne trovi parecchi. In sostanza li collezioniamo con dei reportage fotografici.
Hanno un fascino tremendo e le sensazioni che provi in questi luoghi sono indescrivibili,
specialmente in certe ore della giornata.
Ve ne offro uno per cominciare, il primo che abbiamo messo in collezione.
in data 22-04-2015 11:49
Quando avevo i calzoni corti e non vi erano nè PC, nè smarthphone per dirsi quando il cane ha fatto la pipì, nè social network, nè tribune politiche 22 ore su 24, e neppure televisori che si accendono da soli con la scansione della rètina, io e il compagno di scuola Guerra con il fratello più piccolo, andavamo in alcune zone periferiche della città ancora non brulicanti di caseggiati, in cerca di luoghi misteriosi. Era ancora possibile vedere larghe zone dove la vegetazione spontanea nascondeva qualche sentierucolo che tra alte canne o ortiche conduceva ad un campo nomadi con il fuoco di bivacco oppure ad una cascina dove si vendevano uova e latte. Ma il luogo misterioso preferito era sempre quello. Uno spiazzo erboso dove avvolti dall'edera e dalla gramigna si osservavano i resti di un'imponente gru che l'esercito USA aveva abbandonato durante il periodo bellico. Le strutture erano butterate di ruggine dilagante, la piattaforma parzialmente divelta, e i poderosi bulloni corrosi dalle intemperie. Ma si vedeva ancora la stella bianca a cinque punte sbiadita e quello che contava di più per noi, la sigla US ARMY con un numero di matricola in bianco. Qualcuno ( si vociferava da tempo ) più grande di noi aveva trovato anni prima un elmetto mezzo interrato, mentre portava al passo la sua bici per abbreviare la strada verso la città. Ma non ci era dato di sapere se l'elmetto era di un panzer grenadier oppure di un fante USA. Che tempi ! Che giorni indimenticabili, mentre si procedeva in fila indiana tra le frasche e ci si immaginava di imbattersi in alcuni soldati con le soprascarpe di canapa che intimavano l'alt ! Keep out ! No trespassing ! Cosa resta di quei giorni memorabili oggi ? Nulla. L'amico Guerra soprannominato Ollio per le sue robuste dimensioni, non ho mai più visto. Il fratello faceva l'insegnante di ginnastica ma qualcuno mi disse che se ne era andato in Francia stufo del paese. E la gru ? E il cavallo del campo nomadi ? E l'elmetto ritrovato da quel tale ? Il tempo si è portato via tutto purtroppo. Ma ci ha lasciato le tribune politiche e i cellulari. Da fare le capriole !
in data 22-04-2015 15:45
E' bello Von ogni tanto abbandonarsi ai ricordi di quei tempi.
Quandro entravo in quello che allora per me era l'enorme atrio nella vecchia scuola elementare immancabilmente
il mio sguardo cercava il manifesto appeso sulla parete alla destra della grande scala in pietra grigia
che portava alle aule del piano superiore.
SE TROVATE UN OGGETTO SIMILE NON TOCCATELO era il perentorio ordine a caratteri cubitali che campeggiava sopra lo spiegazzato foglio e sotto l'immaginedi un bambino con la magliettina a righe scosso dal pianto per una ferita alle mani
e una tragica scena alle sue spalle dove uno scoppio dilaniava altri bimbi.
Forse oggi un manifesto così non sarebbe permesso ma allora rendeva bene l'idea e incuteva la paura
terrorizzando e affascinando al tempo stesso.
A fianco un altro manifesto con tutte le tipologie di bombe e granate che ancora potevi trovare con facilità nei boschi nei prati,
sul greto del fiume.
"Cosa fai se ne trovi una ?" era la domanda che ci si faceva e io, in cuor mio non sapevo dare una risposta.
La passione per tutto ciò che di militare aveva anche solo il colore
già lavorava e la prova la ebbi qualche anno dopo nel letto del fiume insieme a mio fratello, io dodicenne e lui otto anni.
Si passava le giornate a giocare tra i sassi, nelle pozze di acqua a dare la caccia ai pesci, a costruire rifugi con rami e tronchi
portati dal fiume e una volta all'anno a cercare tra le montagne di fango che venivano scaricate sul greto del fiume dal tenebroso tunnel di scarico del canale che partiva dalla diga/paratoia e correva parallelo al fiume.
Tra il fango spunta una punta conica e subito l'occhio cade lì, la tocco e cerco di smuoverla dalla morsa fangosa ma inutilmente.
Mi ci aggrappo con entrambe le mani e tiro a più non posso finchè il fango cede di schianto e io cado all'indietro tra le sterpaglie con questo in mano ............................. pazzi sicuramente perchè mi presi anche la briga pur non conoscendo cosa avevo trovato
di tornare, dopo la prima fuga precipitosa, e svitarne la testa nell' acqua del fiume liberando il suo contenuto alla corrente.
Fortuna volle che era da esercitazione !!!
in data 22-04-2015 19:44
La bomba deve avere un peso di circa 4,5 Kg. ed è bella pulita. Vi sono molte pagine sul web dedicate a residuati bellici fotografati e ritrovati sul territorio nazionale, il problema è, che a parte le sagome con il relativo peso e innesco utilizzato per divulgazione, non dicono nulla sull'arma o mezzo che le ha lanciate. Una volta vidi nel pavese mentre andavo a visitare un cliente, alcuni artificieri al lavoro mentre armeggiavano con una inconfondibile bomba da 250 Kg. di uno Stuka che affiorava dal suolo. Mi avvicinai prima di essere allontanato, dicendo : è di uno Stuka ! Gli Stuka ne portavano 2 per ala oppure una da 500 kg. nel ventre. O combinazioni da 50 Kg. Mi guardarono con sospetto mentre tornavo alla vettura. Spuka ? Che sta dicendo ? Se ne vada ! Circolare ! La zona è delimitata ! Ancora adesso mi chiedo se quei soldati avessero mai sentito parlare di Stuka. E già. Stasera prima di spegnere la luce voglio proprio fare un salto a ritroso nel tempo per ricordare altri particolari dei bei tempi andati. Oltre ai calzoncini corti.
in data 17-05-2015 20:32
Uno Stuka Ju87 G-1 mentre pattuglia una vasta zona boschiva nel fronte russo in cerca di carri sovietici. Alla fine del 1943 gli Stuka ebbero estese blindature, vetri corazzati, miglior capacità di carburante e armamento potenziato. Questo della foto, monta due cannoni senza rinculo da 60 mm. adatti a distruggere mezzi corazzati. Durante le picchiate, il volto del pilota si deformava ed egli azionava un dispositivo simile ad un vero autopilota per uscire dalle tremende picchiate. Gli Stuka furono insostituibili per l'appoggio alla fanteria terrestre anche se erano nelle prime versioni, piuttosto vulnerabili agli attacchi dei caccia nemici. Qui il pilota e il mitragliere posteriore
dirigono lo sguardo verso il fotografo dell'apparecchio vicino durante lo scatto.
in data 18-05-2015 08:57
Per rendere più terrificanti i loro attacchi l'aereo era dotato, se non sbaglio,
di una sirena che veniva azionata durante la picchiata sull'obiettivo.
in data 18-05-2015 09:46
Esattamente. L'effetto era estremamente demoralizzante per le truppe di terra dato che il caccia bombardiere era specializzato nell'attacco strategico su sistemi difensivi, colonne motocorazzate, sacche di resistenza, e postazioni contraeree mimetizzate.
18-05-2015 12:52 - modificato 18-05-2015 12:54
Parlando di aerei ed essendo nel post dei luoghi mi torna alla memoria un luogo del mio paese nativo che non esiste
praticamente più, nulla è rimasto a ricordare che tra quei capannoni industriali sorti al suo posto nei ruggenti anni 60
ci fosse un campo d' aviazione della sociaetà Airone e che successivamente, nel 1927, mutò il nome in CAB (cantieri aeronautici bergamaschi) confluendo poi nel gruppo Caproni.
Io non vidi mai questo campo d'aviazione, ma ne serbo il ricordo nei racconti di mio padre che li ci lavorò nella sua adolescenza
e da bimbo mi raccontava di quando doveva intervenire sugli Junkers 88 mandati lì in riparazione.
in data 18-05-2015 15:21
E' possibile che andando a setacciare nella zona industriale non si trovi qualche residuato di hangar dell'epoca, o qualche vecchio tracciato ? Da noi l'industria ormai è tutta in declino, non si costruiscono più capannoni nuovi e le attività sono solo di tipo commerciale o alla peggio, di trasporto. Sicuro che non vi sia rimasto qualcosina del grande campo aereo e del suo glorioso passato ?
in data 18-05-2015 15:41
Ho trovato questa fotografia in cui si vedono alle spalle della folla dei capannoni che hanno un che di famigliare.
Vedrò di fare un controllo "sul campo" per capire se ci sono ancora.
in data 20-08-2016 20:07
Volevo condividere con voi alcuni curiosi "elementi" con i quali si è costruito questo muretto
all'interno di un parco.